Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo dal titolo “Professione blogger PARTE I: chi sono, cosa fanno e perché il loro è un lavoro”, oggi, anche in base ai commenti generati, mi sento in dovere di affrontare un altro spinoso argomento. Periodicamente si innescano polemiche, spuntano status su Facebook in cui alcune blogger manifestano un certo fastidio per la confusione fra “blogger e blogger” nei lettori, nelle aziende e in chi internet lo conosce per sommi capi.
Ma qual è la differenza che si cela sotto lo stesso nome? Alcuni hanno provato a risolverla aggiungendo una specifica “Blogger di tipo editoriale”, che indica le blogger che scrivono contenuti, testi, articoli sui propri blog e fanno informazione e “Blogger di oufit” che in sintesi sarebbero le blogger che pubblicano i propri look, suggerendo abbinamenti e trasformandosi, in qualche caso, in fonte di ispirazione per chi li segue. Ma si sa la gente è pigra e preferisce i nomi brevi, quindi siamo tutte solo Blogger.
Blog di tipo editoriale vs Blog di Outfit: Hai un blog quindi sei un blogger, hai un blog di moda allora sei un fashion blogger. Sì la logica ha ragione, ma allora perché si fa confusione? Perché esistono blogger che scrivono di moda (dove la parola chiave è “scrivere”) e blogger che pubblicano le foto dei propri outfit e del proprio shopping e quindi rientrano nella categoria moda, da qui tutti “fashion blogger”.
Chi sono gli outfit blogger? Blogger che sui propri blog pubblicano foto, come faceva Chiara Ferragni agli albori su Flickr e, proprio come la Ferragni, sono passati al blog, perché più navigabile personalizzabile e perché il boom dei blogger non ha seguito regole lessicali ben definite.
Dove sono i contenuti? Non ci sono, fanno eccezione annunci di collaborazioni con aziende, capsule collection o quando gli accordi con le aziende di cui sopra, prevedono un testo a supporto delle immagini. Si tratta di blog incentrati sulle foto e le immagini, sono ispirazioni, non pretendono nè fingono di voler offrire contenuti. Tranne quelli che si evolvono in web magazine ed hanno una redazione di persone che scrivono (e che fanno quelo che fanno i blogger non di outfit).
Dove sta il problema nel chiamare tutti nello stesso modo? Che chi scrive contenuti e non pubblica solo foto (i blogger), vorrebbe che il proprio merito venisse riconosciuto, che si capisse chiaramente quello che fa. Perché se vuoi lavorare scrivendo contenuti (o anche postando foto, ma senza escludere le due cose) vorresti che fosse chiaro che non ti limiti a posare davanti alla fotocamera.
Le blogger-non-blogger: Lavorare con la propria immagine non è una colpa e non è un’esclusiva delle blogger, si è sempre fatto nel mondo dello spettacolo. I blog – di outfit – hanno concesso a tutti di farsi notare e di lavorare con la propria immagine senza dover seguire l’iter delle modelle nè averne i requisiti fisici (la ragazza della porta accanto, avete presente?). E cosa c’è di male in tutto questo? Nulla. Ma dare ad ogni cosa il suo nome renderebbe tutto più semplice. Benché oggi rientrare in un’unica categoria quando si lavora sul web, è davvero difficile.


34 Commenti. Nuovo commento
E le blogger che fanno mere chiacchiere su di tutto un po’, come le cataloghiamo? :)
ciao! complimenti per il blog!
se ti va passa da me,
si parla di fiocchetti
http://www.fiocchifiocchi.com
[…] Professione Blogger di Sonia Grispo su Trendandthecity parte 1 e 2 […]
Ciao Liz, sono d’accordo su tutto quel che hai detto, anche sulla breve ma efficace analisi sui vecchi media che, nell’entrare in contatto con qulli nuovi, tendono ad influenzarli. Un’unica precisazione: chiununque scriva su un blog è un blogger, per hobby o professione, nessuno intende appropriarsi del termine e farne una professione. Concordo con te nel dire che ambiti “aristici” come la scrittura, debbano essere liberi da albiu, caste e attestati.
Cara Sonia,
Ho letto i due post correlati con estremo interesse e quasi tutti i commenti. Da un lato mi hai chiarito le idee e tradotto in parole i concetti confusi che avevo in testa, dall’altro ho mille domande. Amo il web e osservarlo, studiarlo, cercare di capirlo, mi ossessiona a volte!
Premetto che ho un blog, ma non sono una blogger in quanto per il momento quello che scrivo interessa forse solo a me e a quei pochi lettori che ho. Va bene così, perché gli dedico poco tempo e il mio lavoro full time è fare l’avvocato. Quindi forse sono un ibrido tra le commentatrici più critiche e le blogger.
Io lo dico serenamente, questo sistema italiano fatto di ordini professionali chiusi e dittatoriali non fa bene al paese. Ovviamente per fare l’avv. È giusto che esistano varie fasi di studio, esami, etc., perché non ci si può improvvisare e si ha la vita o il patrimonio di un’azienda tra le mani. Per fare lo scrittore/blogger invece ritengo sia corretto che non servano titoli e che debba essere diritto dei lettori promuovere chi merita.
Personalmente quando mi imbatto in blog sgrammaticati non ci torno più e se puzzano di marchetta non dichiarata, idem! Non dichiarata, sia chiaro. Rido dell’ingenuità di alcune ragazzine.
Tu per me sei un bell’esempio e al massimo posso provare invidia sana!
Volevo aggiungere che la confusione sui vari tipo di blogger nasce anche da testate autorevoli! Guarda il contest di grazia.it in cui le fashion blogger sono unite in un unico calderone e per chi spazia tra vari contenuti non esiste scelta! L’errore parte anche da lì, secondo me, dai vecchi media che cercano di rendere la rete uguale a loro e di plasmarla, ma sbagliano. È un errore in buona fede, chiaramente. Io al contest mi sono iscritta, perché alla fine queste classificazioni posso pure ignorarle, tanto come te e tutti quanti non ho problemi a vivere e lottare all’interno della realtà così com’é, ma ció non significa che non sia corretto impegnarsi per cambiarla!
Ok, sono in treno e ho sonno e forse non si è capito nulla del mio pensiero! :)
Baci, Liz.
Angela il mondo del lavoro ha già capito da dieci anni chi sono i blogger e cosa fanno, a non capirlo sono solo alcune persone che pur non conoscendo questo mondo, pur non facendo alcuno sforzo per informarsi, giudicano ed è solo a loro che il mio articolo era rivolto. Trovo sia brutto restare indietro, il mondo del web da oltre un decennio si è rivoluzionato ed io, che amo essere sempre informata, aggiornata e ascolto sempre con immenso piacere chi può farmi apprendere qualcosa che non so, ho pensato che questo post potesse essere chiarificatore per qualcuno. Invece molti lo hanno preso come luogo di sfogo per argomenti che andavano ben oltre ciò che io ho scritto, insulti a mio avviso privi di argomentazioni, di senso logico e non costruttivi. Ci sono mestieri che richiedono una specializzazione, studi mirati, altri no. Chi ha preso lauree e master può decidere di fare il blogger come chi non li ha o di intraprendere una carriera che metta in pratica le sue competenze. In fondo se certe obiezioni provengono da chi nella vita fa tutt’altro, mentre le aziende, il mercato, l’economia di oggi, ha ben presente il valore di blogger, web influencer e personaggi della rete e ne rispetta il lavoro, un motivo ci sarà.
Ho iniziato a seguire la discussione dal post precedente sulla professione di Blogger e dai commenti continuo a vedere un’assoluta mancanza di rispetto verso chi non la pensa come Sonia Grispo. I commenti di alcune rasentano l’attacco psicologico del tipo ” se vieni qui a scrivere contro i blogger sei solo una frustrata”, mancanza di argomenti con i quali controbattere, formazione di un branco per dare contro ad una ragazza che ha posto una domanda più che lecita e, per finire, discorso da Premio Oscar su quanto la laurea non conti niente. In 25 commenti si sono condensati tutti i motivi per cui bisognerebbe scappare dall’Italia a gambe levate, cioè la presenza di persone con una stima smisurata ed ingiustificata per se stesse.
Ce l’avete con il mondo intero perchè non vi riconoscono come figure professionali ma vi siete chieste mai il motivo? No, è ovvio. Tutte le energie le spendete a difendervi dalle manie di persecuzione che avete.
Michela io con i blogger che scattano outfit ci lavoro, perché ho un’agenzia che organizza eventi e t’assicuro che se qualcosa di negativo c’è nelle mie parole, è riferito a CERTI blogger. Quelli che io conosco e che stimo – alcuni sono anche amici – rispettano i lettori, rispondono ai commenti e non dicono di non essere blogger ma poi lavorano con le aziende come tali.
Lascio un ultimo commento solo per dirvi che non c’era volutamente astio nei miei commenti! Come ho detto,ho espresso un punto di vista che come tale è estremamente soggettivo! Poi ripeto,a me i contenuti di Sonia piacciono altrimenti non la seguirei sui suoi blog (o su instagram,ad esempio). Purtroppo quando si scrivono commenti o sui forum ecc è difficile interpretare il tono ma il mio non voleva essere affatto astioso!
Concludo dicendo che si,lavoro e che si,preferirei fare altro ma di certo non sputo su quello che faccio per ora!
Ma dai, non è interpretazione, tutta la risposta a “chi sono gli outfit blogger” è una derisione a quella categoria di blogger.
Ecco P., scusa se mi permetto, ma dato che dichiari di essere una “proofreader” (correttrice di bozze, lettrice specializzata di testi), mi auguro che prima o poi tu abbia più cura innanzitutto dei tuoi testi. In tutti i commenti che hai lasciato qui, non mi pare che abbia dato del tuo meglio. Allo stesso modo, non mi pare che tu abbia compreso appieno quello che Sonia ha voluto spiegare nel suo post. Come continua a sfuggirmi, del resto, in che modo un blogger professionista possa ledere la tua di professionalità. Per quale ragione affermi che le aziende preferiscono i freelance a voi? Voi chi? Si sta parlando di ben diverse professioni e forse dovresti prima di tutto far chiarezza e non confondere figure professionali differenti, prima di affermare che un blogger sottrae il lavoro a qualcuno…
Ho letto il botta e risposta, mamma mia quanto astio immotivato.Cara P. deciditi, ti sbattono le porte in faccia e ti ridono dietro dopo i colloqui (ergo sei frustrata e te la prendi con chi un posto nel mondo ha saputo crearselo) oppure lavori (come affermi nell’ultimo tuo commento) e sembri anche mediamente soddisfatta del tuo impiego? Terza ipotesi: Ti hanno assunta oggi pomeriggio. No sai perchè nel tuo primo commento sembravi lamentarti del fatto che i blogger venissero tenuti in considerazione nel mondo del lavoro e tu, ipercompetente no. Io sono per la meritocrazia: chi merita lavora, produce, emerge e guadagna. Chi sonnecchia e non vale, chi vede come traguardo lauree, master e simili, è destinato come te a perdere pomeriggi (ore? giornate? anni?) ad ad attribuire i propri fallimenti a cause esterne, a recriminare, ad accusare gli altri di rubargli spazio e carriera. Un consiglio: perdi meno tempo a spolverare la cornice della laurea appesa nel salotto di mammà e datti davvero da fare perchè traspare insoddisfazione da ogni tua parola.
Ma veramente,visto che ci tenete a saperlo,non sono laureata in “scienze del bla bla bla” ma in filosofia (triennale+magistrale)+master in sociologia dei consumi+stage in azienda+corso professionale in editoria! E infatti lavoro come proofreader.Non so da come vi sia venuto che io abbia una non si sa quale laurea,ho solo detto che sono specializzata in un settore specifico.
P. Pessimo esempio di comunicazione se ad un commento rispondi con un attacco, me ne compiaccio, da esperta quale sei, affronteresti in questo modo la conversazione nei panni di consulente per un’azienda? Sei stata tu a dire che dopo anni di studio il mercato ti dice che non ha bisogno di te (delle tue competenze), perché trova più utile ed interessante quello che altri offrono, altri che pur senza aver studiato (o magari sì) offrono qualcosa che concretamente porta profitti e muove la comunicazione moderna. Hai detto tu stessa di essere una delle tante e ti do ragione, chiunque può prendere una laurea, pochi possono invece avere un’idea vincente. Chi ha fatto la differenza con progetti editoriali, start-up, applicazioni e ogni nuovo mezzo che la tecnologia offre, ha dimostrato che l’ingegno, la creatività, l’intraprendenza e la capacità di mettersi in gioco, sono le armi vincenti. La colpa se oggi migliaia di laureati sono a spasso è dell’Italia che offre sempre più corsi di laurea completamente inutili che formano figure di cui le aziende non sanno che farsene, come tu stessa hai testimoniato. Non si può obbligare un’azienda ad assumere una sociologa dei consumi (scusa ma mi sfugge che competenze tu abbia), al massimo, una volta scoperto di cosa si occupa, può pensare di pagargli una consulenza, ma pretendere che qualcuno debba ricompensarti di 5 anni di studio assumendoti a tutti i costi lo trovo sbagliato. Che poi non ho capito una cosa, ma tu di che blogger parli? ad una sociologa dei consumi chi è che ruberebbe il lavoro? un food blogger che cucina? una beauty blogger che testa prodotti di make-up? una fashion blogger che scrive di moda o una che si fa scattare delle foto glam? Io sono una laureata in Lettere e Filosofia che ha studiato per 5 anni con passione materie che ha ritenuto da sempre stimolanti ed interessanti, sognavo d’insegnare, oggi invece creo e dipingo ceramiche da 13 anni dando vita ad una società che oggi offre posto di lavoro anche ai miei figli. Faccio un lavoro che adoro e la laurea l’ho chiusa in un cassetto. Credo tu abbia l’atteggiamento sbagliato di chi riceve una porta chiusa in faccia e anziché chiedersi in cosa ha sbagliato, accusa il vento.
Scusate, tralasciando l’ambito blogger, vorrei ricordare a tutti che siamo nel 2013, non viviamo più negli anni in cui il laureato del paese era il genio che tornava vittorioso in patria dalla famiglia di braccianti e non viviamo più negli anni in cui il laureato passava il colloquio contro il tizio con la terza media. La laurea ormai ce l’hanno in tanti, forse troppi oserei dire (gli iscritti in medicina sono più di quanti ospedali, cliniche e studi medici potrebbero mai esistere in Italia), c’è quindi più competizione di prima e bisogna provare di possedere competenze concrete oltre “filologia romanza” e “psicologia sociale” che non so proprio che apporto possano dare ad un’azienda.
Importa IN COSA sei laureato e DOVE hai studiato, dipende che docenti avevi, che stage hai fatto, che corsi hai frequentato, che esperienza puoi vantare. Bisogna conoscere le lingue (oltre l’inglese che ormai è di default), essere brillanti. Quindi scusate se trovo ridicolo questa stronzata delle lauree. Ah a scanso di equivoci io sono una 33enne laureata in legge che lavora già, perché a differenza di tanti altri non ho schifato uno stage gratuito di sei mesi e grazie alla mia esperienza in questo ho fatto la differenza. Scusate quindi se mi girano le scatole leggendo certe baggianate, ci sono laureati che potrebbero ridere di certe lauree comiche tipo “Scienze sociologiche dell’antropologia comunicativa”.
@Natasa sono d’accordo con te, un blog nasce come diario personale, poi la sua evoluzione è stata quella di permettere alle persone di scrivere anche di altri argomenti oltre alla vita privata. Questi argomenti sono spesso di interesse comune ed il blog è diventato negli anche mezzo per fare informazione. Alcuni sono blogger per professione, altri blogger per passione. Io avevo un blog privato (dal 2000 al 2009 circa credo), l’ho chiuso perché non mi andava più di scrivere della mia vita, ma non l’avrei mai fatto “perché esistono i food blogger, le beaty blogger, i geek blogger e i fashion blogger”. Il blog non è solo lavoro, è tutto quello che ti va di condividere.
Perchè dici di non avere fan?! Io ti seguo dagli inizi e continuerò a farlo perchè mi piace molto il tuo modo di trattare gli argomenti,lo stile del blog ecc…infatti la mia non voleva essere una critica a te,sei tu che l’hai presa così (e pure Sandra che si è presa la briga di commentare il tuo post solo per dirmi che i miei studi non sono necessari…cosa che reputo di un’ignoranza allucinante,la stessa ignoranza che ha spinto la Gelmini a togliere storia dell’arte dai programmi scolastici) il mio voleva essere un punto di vista e basta. Semplicemente l’esporre una realtà,che è mia così come di migliaia di altre persone nella mia situazione,triste…ma non certo a causa vostra! Lungi da me incolparvi! Ma il fatto che le aziende preferiscano voi free lancer a noi è sintomatico e spesso ci fa storcere il naso! E’ come se uno venisse a farsi i capelli da me che sono un amateur e porto i capelli lunghissimi e mi piace prendermene cura,piuttosto che da una parrucchiera professionista…spero che si sia capito quello che volevo dire. E,mi ripeto,non voleva essere una critica a te (che seguo non per spirito masochistico ma perchè mi piaci) o ai blogger…ma ad un mondo che è diventato talmente tanto grande da sconfinare,a volte,in campi che competono anche ad altre persone…ed è per questo che in molti si chiedono “ma che lavoro è il blogger?” oppure affermano che non sia un lavoro! Del resto lo sai,altrimenti non avresti sentito l’esigenza di rispondere a queste domande con questo post!
Il BLOG prima di tutto nasce come diario virtuale! Il primo blog ho aperto il 2004 e l’ho chiuso l’anno scorso. L’ho chiuso perche’ tutto ha perso il senso con cosidetta epidemia delle fashion blogger! Che sia chiero io non ho nulla contro loro, pero diciamo che nel tutto mondo sono 10-15 che fanno il suo lavoro bene! Spieghiamoci meglio! Blogger puo parlare di sua vita, una madre raccontare com’e’ lavorare e crescere le gemelle, un padre com’e’ lavorare e crescere i figli senza moglie, uno potrebbe scrivere delle sue avvenure e viaggi e magari darci qualche consiglio! Qualcuno potrebbe scrivere delle cucina. Uno delle politica. Pero non puo mai perdere dalla vista che un blog e’ un diario, che fra le righe deve essere sempre un filo della sua vita privata. Perche e’ sempre un diario! Tutto altro sono i siti, articoli, columne!!! Scusate il mio italiano, non e’ la mia lingua madre, am spero che sono riuscita a spiegarmi :)
P. non ho alcun timore di perdere un lettore, ma che tu possa pensare che se un’azienda ti sbatte una porta in faccia sia per colpa dell’esistenza dei blogger. Ogni figura riveste un ruolo ed ha un valore per qualcuno, in un determinato momento. Ti auguro quindi che arrivi anche il tuo di periodo d’oro. Ps: io non ho fan ed è brutto sminuire il pensiero di qualcuno accusandolo di agire per simpatia.
Simona leggere un testo e interpretarlo a proprio piacere non è corretto. Adoro la libertà di internet, il suo concedere un posto a tutti, dove nessuno deve deve aspettare d’essere notato, ma può farsi scoprire, scavalcando limiti che prima erano spesso invalicabili, l’ho scritto e ripetuto, quindi tentare di interpretare diversamente il mio pensiero è scorretto. Io rispetto e comprendo (soprattutto commercialmente) il valore di ogni figura del web.
Dire che i blogger di outfit lavorano con la propria immagine e che quelli di contenuto lavorano scrivendo (qualcuno mixa anche le cose), non è offensivo ma è un dato di fatto e non credo proprio possa essere letto come un’offesa. Qui non c’è alcuna lotta fra blogger, ne l’intento di sminuire nessuno, non è sempre tutta una questione di accusa e di polemiche.
In ultimo sì, io faccio tutto da sola, gestisco da sola i miei blog e tutto il resto, non mi appoggio ad un manager o un agente e gestisco da sola i miei contatti di lavoro. Io stessa ho fondato un’agenzia di pubblicità e comunicazione.
Ho letto e riletto questo articolo inerente la “professione blogger” e per quanto comunque i toni vogliano essere soft, in realtà traspare ampiamente il disappunto riguardo i blog di outfit & co. , ma sopratutto la necessità di una “definizione” o “classificazione” che per l’appunto delinei bene il confine tra “Blogger editoriale = blogger da prendere sul serio ” e blogger di outfit o style influencer (ogni riferimento alle varie Chiara ferragni , chiara biasi etc è puramente casuale) da non prendere sul serio in quanto mancate veline che pubblicano foto posate etc
E’ vero non offendi nessuno, ma leggo tra le righe una sorta di “vittimismo professionale” Vs chi ha fatto di se e del suo blog/sito/dominio/chiamalo come ti pare – una vera e propria azienda con fatturati degni di nota. <>
Internet è per tutti, è un mondo talmente vasto e in perenne evoluzione, ogni giorno si possono creare nuove definizioni che si accostino ad un ipotetica professione “Style influencer” “blogger editoriale” etc etc
Fare blogging significa interagire con i propri lettori? un blog come quello Chiarabiasi.it di soli outfit e didascalie (da te ritenuto dunque un “non vero blog” ma qualcosa simile a style influencer )
Ma la legge del mercato da sempre ci insegna che se c’è comunque un’utenza disponibile, che segue un certo sito piuttosto che un altro, beh il popolo è sovrano.
Alessia Marcuzzi (la pinella-il primo esempio che mi viene in mente) ha un blog ed è gestito da un’agenzia e tu invece fai tutto da sola?chapeau.
ma questo non significa che ha meno valore editoriale o è meno serio di Trend&the city, perchè secondo i parametri da te indicati un blogger che fa blogging interagisce con i follower, e lei ad esempio lo fa: per cui è definibile blogger?
Non mi voglio dilungare e non voglio creare polemica, ma a volte non prendersi troppo sul serio credo sia la migliore soluzione; Credo che la definizione “Lifestyle” comprenda un intero universo a 360 gradi non facilmente definibile.
Internet è per tutti. aspiranti veline, giornalisti, o aspiranti blogger…di qualsiasi tipo.
Sonia,non ti sto criticando,anzi,ti ho sempre seguita e continuerò a farlo eh! Stanne tranquilla! Se avessi voluto aprire un blog l’avrei fatto (avevo il famoso splinder,ma era il mio diario personale e finito quello finita l’era del blog,per me!). Ripeto,il punto non era questo.
Sandra,non perdo nemmeno tempo a risponderti. Le tue affermazioni sono,purtroppo,solo il frutto di un paese sempre più in declino…o forse solo dell’essere una fan di Sonia :D
“io in particolare sono specializzata in sociologia dei consumi,per cui queste cose mi riguardano abbastanza direttamente,eppure le aziende mi ridono in faccia quando mi presento alla loro porta;non capiscono l’importanza di una figura come me. Però capiscono l’importanza di figure come voi …”
Scusa P. ( perché firmarsi con la sola iniziale…boh) ma se le aziende ti ridono in faccia e non capiscono l’importanza di una figura come la tua, non sarà forse che ritengono la tua ” specializzazione”….non utile, non necessaria……magari hai proprio sbagliato corso di laurea o semplicemente il mercato al momento non ha bisogno delle tue competenze.
P. Io non so tu che idea abbia del blogging, ma come hai detto io so bene in cosa consiste il lavoro di blogger e per questa ragione non comprendo la tua critica. Ad ogni modo se reputi che questo periodo sia quello della gallina dalle uova d’oro, ti consiglio di aprire quanto prima un blog, così da approfittarne anche tu, che con le tue competenze magari potrai fare la differenza sul web. Io magari, finito questo periodo, mi dedicherò alle altre cose che ho costruito in questi anni o, essendo poliedrica, mi cimenterò nella realizzazione di, che so… fiori di carta, magari sarà il periodo d’oro per quelli!
Il mio discorso non è stato compreso. Ti sei trincerata dietro la parola “blogger” e tu per prima non ne sei uscita. Non raccontiamoci le favole,sappiamo entrambe,anzi,tu per prima sai che il “lavoro di blogger” è molto altro. Parte sicuramente dai presupposti da te elencati ma sconfina in campi che sarebbero di altrui competenza. C’è da dire che come fenomeno mediatico siete qualcosa di grossa portata,ritenete questo periodo storico la vostra gallina dalle uova d’oro.
Io credo fermamente che studiare e apprendere conoscenze specifiche, specializzarsi in un determinato settore, sia essenziale per ricoprire delle posizioni, ma si tratta di ruoli che sicuramente vanno ben oltre quello di blogger, che è una figura libera ed indipendente. Un laureato in sociologia dei consumi cosa c’entra con un blogger? Può decidere di farlo, ma perché i suoi studi dovrebbero portare un’azienda a lavorare con lui piuttosto che con un altro blogger? Tu vuoi fare la blogger? sei liberissima di farlo, ma non puoi pensare che una volta aperto il tuo blog un brand debba lavorare con te rispetto che con qualche altro.
Il blogger ha creato un blog da sè, pagato un dominio e realizzato una grafica,non chiede a nessuna azienda di assumerlo, è un libero professionista – qualora ne faccia un mestiere – e lì scrive di quello che gli va (tecnologia, moda, politica, bellezza, cibo…) e per fare questo serve capacità di scrittura e creatività, ingegno per proporre qualcosa di originale rispetto a quello che il web offre già, nessuna specializzazione. Magari un blogger laureato in Scienze della comunicazione potrebbe essere assunto in un’azienda a differenza di uno non laureato, magari, ma lì parliamo di assunzioni, i blogger invece sono free lancer e da che mondo e mondo neanche ai giornalisti viene chiesto se e in cosa sono laureati quando lavorano per una redazione.
Da una persona che ha studiato comunicazione o sociologia ci si aspetta altro, sono figure alle quali le aziende si rivolgono per ricoprire posizioni in azienda, gestire la comunicazione di un brand, analizzare il mercato… Aprire un blog è invece alla portata di tutti e questo è il bello del web; chi ha studiato comunicazione qualche volta è anche blogger, ma il suo blog viene letto, seguito e trovato interessante indipendentemente se lui abbia la terza media, il diploma o due lauree, non è proprio pertinente. Studiare è un diritto di tutti, ma è soprattutto un grandissimo piacere, perché consente di approfondire la propria cultura circa argomenti specifici, ma se un laureato decide di intraprendere la stessa carriera di un non-laureato, in un settore nel quale la laurea non è essenziale, non può farne una colpa nè al non-laureato nè all’azienda.
Per farti un esempio: io a differenza di altri blogger ho scritto tre libri, scritto per riviste nazionali e pubblicato degli eBook… queste mie esperienze sono su un curriculum che non ho mai inviato a nessun brand e che nessuna azienda mi ha mai chiesto di fornire quando mi ha contattata e, sicuramente, queste mie esperienze non mi fanno sentire più meritevole di altri. Per rispondere alla tua domanda, io ho studiato Scienze per la Comunicazione Internazionale con percorso quanto più possibile mirato a marketing, comunicazione e pubblicità, poi prima di dare gli ultimi esami ho fondato la mia srl, una rivista free press e iniziato a lavorare a tempo pieno, tanto da non trovare il tempo di seguire alcune materie, presentarmi ad appelli che combaciavano con impegni di lavoro o viaggi. Se trovassi il tempo di dare questi altri esami non mi sentirei comunque di chiedere ad un’azienda di collaborare con me piuttosto che con altri, così come gli studi fatti fino ad ora non mi fanno sentire più preparata rispetto ad un blogger che ha terminato gli studi al quinto liceo.
Commento qui ma in realtà la cosa mi è venuta in mente leggendo il precedente articolo sui blogger e principalmente i commenti (quelli “negativi”) scaturiti da esso.
Io penso che tu abbia ragione,fare il blogger è senz’altro un lavoro che impegna tempo. E aggiungo che è un lavoro importante e che l’opinione della “ragazza della porta accanto” abbia un valore aggiunto rispetto al mero parere degli esperti di settore!
Però capisci che,gente che come me sta impiegando anni di vita a studiare queste cose,lottando quotidianamente con la chiusura totale del mondo che hai chiamato Comunicazione 2.0,non veda di buon occhio il vostro mestiere. Anzi,mi correggo,non vede di buon occhio voi (perchè il vostro mestiere,ripeto,lo comprende e ne capisce l’importanza).
Se posso chiederti,Sonia,che studi hai fatto? E tua sorella che studi ha fatto?
Di persone come me che studiano ciò ce ne sono a migliaia…io in particolare sono specializzata in sociologia dei consumi,per cui queste cose mi riguardano abbastanza direttamente,eppure le aziende mi ridono in faccia quando mi presento alla loro porta;non capiscono l’importanza di una figura come me.Però capiscono l’importanza di figure come voi (e,ripeto,ce l’avete),persone che spesso non hanno alle spalle studi di settore ma solo una passione e,diciamocelo,una fortuna più cieca che mai (non mi sto riferendo a te in particolare visto che non so che studi tu abbia fatto ecc,parlo in generale) e la cosa,in effetti,ci crea non pochi problemi!
Michela leggi l’articolo o rileggilo, non insulto in alcun modo, frase o parola i blogger che pubblicano solo foto, il concetto è proprio un altro e si può leggere nell’articolo.
E’ proprio così…ed è un peccato! Purtroppo si vedono persone in gamba ma senza agganci rimanere in secondo piano e non avere un lavoro. Poi “blogger”, definite così ma che non lo sono nella realtà, senza alcuna capacità, senza saper scrivere, che vivono su questo mestiere. Sono coloro che vedremo al Grande Fratello. Una volta c’erano le veline, ora ci sono le “blogger”. Per fortuna ci sono le vere blogger, come te, che rendono onore al mestiere!
Tu difendi la tua professione offendendo gli outfit blogger. Ora dobbiamo aspettarci che un “outfit blogger importante” si risenta delle tue parole e faccia un post per difendere il suo lavoro professionale, offendendo gli “outfit blogger amatoriali”, che poi difenderanno la loro passione ecc. ecc.?
Che peccato però, un’evoluzione così importante dell’editoria, della comunicazione, anche solo del web, avvolta in questo velo di ridicolo e polemiche.
la voce che un blog potesse far guadagnare soldi ha smerdato il blogging.
Da allora, cani e porci, han deciso di “condividere outfit, travel and much more” svendendo il valore del vero blogging nella speranza di raccattare qualche pezzo fashion o la paghetta mensile per andarci a comprare i maglioncini di poliestere da Zara e continuare cosi ad alimentare la ruota di un criceto coglione incapace di fare altro nella vita se non correre su una ruota idiota.
Hai scritto proprio bene Sonia, prima i cerebrolesi volevano fare le veline, miss Italia, e andare al grande fratello, ora dicono di fare i blogger.
E’ per questo che il blogger viene ormai considerato a priori un individui senza arte nè parte: perchè il 90% di chi blogga non ha minimamente nè arte nè parte, questo è ormai così palese che anche un idiota cieco lo vede.
Te lo auguro Martina :) ps: anche un look esprime qualcosa, la necessità di essere chiari deriva dal fatto che tanti sfruttano l’etichetta di blogger, molti impropriamente e questo danneggia tutti. Anche i blogger non professionisti, perché come cantante è chi canta, indipendentemente se di fronte ad un pubblico o meno, anche i blogger sono tali grazie all’esistenza di un blog, ma utilizzato nella giusta maniera.
Hai ragione Sonia, ad ognuno il suo nome. Il blogging nasce dalla voglia delle persone di condividere qualcosa di se stessi e rivolgersi agli altri, dare consigli e confrontarsi. Ci sono persone, come te, che lo hanno reso un mestiere da stimare. Poi, ci sono persone solamente baciate dalla fortuna, che, senza avere competenze specifiche o alcuna capacità di scrittura, hanno avuto successo (ed hanno da sempre mirato solo a quello). Infine, secondo me, c’è da spezzare una lancia per coloro che pubblicano outfits, ma accompagnati da un testo ben scritto e davvero dotate di gusto, stile e talento. Io, ad esempio, non mi reputo una blogger di mestiere, ma solamente una persona che ha aperto un blog per amore per la scrittura e per il mondo della moda. Condivido chi sono, i miei gusti, le informazioni che raccolgo, come mi vesto…amo scrivere, soprattutto scrivere di moda, e spero che un giorno questa dedizione sfoci solamente nella possibilità di scrivere per vere riviste (online o cartacee).