“Sono una vegetariana che preferisce mangiare vegano”, descriverei così la mia alimentazione. Non mi è mai piaciuto dire “sono vegetariana” identificandomi in quello che mangio (di questo ne avevo parlato già nelle mie Confessioni di una vegetariana timida), ma da quando ho letto che il filosofo tedesco Ludwig Feuerbache già nel 1800 sosteneva che “Noi siamo quello che mangiamo” e che a concordare con questo concetto era anche Ippocrate, dare una definizione alle mie scelte alimentari non mi disturba così tanto.

Perché sono vegetariana?

È iniziato tutto così: un giorno dopo tanti tentativi a vuoto e parecchi “sei solo molto sensibile” pronunciati da medici disattenti, un medico mi ha comunicato che i miei svariati e apparenentemente sconnessi sintomi di cui soffrivo dall’età di circa 12 anni, combaciavano con la Malattia da reflusso gastroesofageo (su Google trovate più info). Da lì arrivai da un altro medico, il cui approccio non era “adesso vivrai con le bustine di Gaviscon in borsa per tutta la vita”, ma cercare di fare molto di più che buttare acqua sul fuoco. Una di queste cose era ripulire il corpo, quasi resettarlo, a partire dal non mangiare una serie di cibi per un certo periodo, fra cui carne – in tutte le sue forme e varianti – e derivati animali. La mia reazione fu molto matura: mi misi a piangere chiedendomi cosa avrei mangiato da quel giorno. Non riuscivo ad immaginare cosa significasse mangiare senza magiare quelle cose, come se la mia mente ignorasse il fatto che non mi nutrivo di certo ad ogni pasto di carne. A questo si aggiungeva l’astensione da zuccheri, prodotti raffinati e l’introduzione di cibi per me strani come farro e kamut. Alla fine dei tre mesi di detox – ai quali erano sopravvissuta con rari sgarri – stavo bene, i sintomi di cui avevo sofferto per oltre 10 anni erano praticamente scomparsi, mi sentivo piena di energie e la mente più lucida. Potevo tornare a mangiare come prima, ma decisi che quella era un’opportunità per andare oltre.

È proseguita così: Ho sempre avuto una certa sensibilità alla vista della carne e del pesce crudi, ogni volta che passavo davanti ad una macelleria o al mercato ittico mi tappavo gli occhi e procedevo spedita. Vivevo una piccola ipocrisia, almeno questo era per me, riuscivo a mangiare carne e pesce (non tutti, solo alcuni tipi, nessun pesce che avesse chiaramente le sembianze di questo e nessuna carne tipo agnello, coniglio…) ma non volevo vederli prima della cottura, come se non identificare come animale il polpo lo rendesse commestibile. All’inizio degli anni Novanta scoprì che la mia babysitter era vegetariana e pensai che era una cosa bellissima. Quando a metà dei miei vent’anni mi resi conto che non mangiare carne mi aveva fatta stare finalmente bene e che potevo trovare una coerenza fra le mie emozioni e quello che mangiavo, inizia a considerare l’idea di eliminare del tutto e per sempre ogni tipo di carne dalla mia alimentazione. Non avevo l’obiettivo di definirmi “vegetariana” volevo continuare a stare bene e sentirmi bene in ogni senso, anche quello etico. Fu tutto graduale ma abbastanza rapido. Più o meno nel 2015 (non ho preso nota, non è una cosa che ho programmato) smisi completamente di mangiare ogni tipo di carne e derivato, senza più nessuna eccezione.

La questione ambientale

Quando ho scelto di seguire un’alimentazione vegetariana io non si parlava di cambiamento climatico come oggi. Oggi migliaia di persone stanno decidendo di ridurre significativamente o ancor meglio sospendere il consumo di carne per non nuocere al pianeta in cui viviamo e di cui l’industria della carne è fra i pricinipali responsabili. A questo si aggiungono le comunicazioni ufficiali riguardo il comprovato effetto negativo della carne sulla salute, che rende la scelta ancora più semplice, anche per chi vuole intenderla come un’azione unicamente verso se stesso (e il Pianeta di chi è?). Io quando ho compiuto la mia scelta iniziale l’ho fatto in termini etici per risparmiare vite animali che non avevo bisogno di sacrificare stando benissimo anche senza e appunto per motivi di salute, poi a scelta già compiuta lessi, vidi documentari e ascoltai parecchie cose a proposito del consumo di carne legato all’mabiente, scoprendo che la produzione di carne ha anche devastanti effetti in termini ambientali e che quindi il mio stile alimentare stava facendo bene anche all’ambiente. Il mio essere vegetariana e consumare ridotti prodotti di origine animale non mi esonera però dall’obbligo e dal dovere di compiere sempre nuove scelte etiche e modificare le mie abiutudini affinche siano sempre più rispettose degli animali, dell’uomo e dell’ambiente. Niente di quello che facciamo è mai abbastanza, tutto conta.

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Il ruolo della famiglia

Sebbene la mia scelta ed il mio percorso siano stati individuali, mi ritengo fortunata nell’avere una famiglia che, per le sue ragioni e con i suoi tempi, ha deciso di interrompere il consumo di carne vari anni fa ormai. La mia famiglia è pescetariana, consumano come unico tipo di carne il pesce e in quantità moderate, nessuno beve latte di origine animale e questo mi ha permesso di ritrovarmi circondata da persone che erano già consapelvi, già informate, non solo eticamente allineate a me, ma anche pronte dal punto di vista della cultura alimentare e dell’informazione sul tema. Non ci siamo mai seduti a tavola a discutere le nostre scelte alimentari, semplicemente è successo, di fare scelte simili, forse proprio in quegli anni mi sono resa conto di quanto alcune persone siano connesse da valori e principi che le accomunano. Noi ci siamo ritrovati allineati senza volerlo e senza programmarlo e questo mi ha permesso di non essere messa alla gogna con domande fastidiose, di non essere considerata strana o un problema. Ho visto accadere lo stesso anche in famiglie di persone che hanno fatto questa scelta alimentare, pur avendo famiglie onnivore, che hanno rispettato le loro scelte, pur non volendole replicare. Io stessa per il primo anno di convivenza con il mio attuale fidanzato mi trovavo a cucinare qualche volta cose diffrenti per me perché lui era onnivoro. Poi improvvisamente un giorno, dopo aver letto di sua iniziativa il libro The China Study, il mio fidanzato ha deciso di mangiare vegano ed è stato naturalmente tutto più semplice, fu lì che iniziati a lui a ridurre ulteriormente il consumo di derivati del latte. Non so quanto diverso sarebbe stato se la mia famiglia fosse stata onnivora, non ce li vedo a farmi battutine o pormi domande tendenziose, perché in fin dei conti non lo hanno mai fatto neanche a proposito del pesce, che io non mangio a differenza loro o sul altri temi, ma sono certa che a prescindere non sarei andata contro i miei principi e la mia salute per tirarmi fuori da una situazione che in fin dei conti potrebbe esistere in altri contesti. Potremmo avere differenti idee politiche, religiose e sui temi più disparati e in nessun modo permetterei a questo di interferire con le mie scelte o idee. Sono una vegetariana che preferisce mangiare vegano

Citando Venditti “la matematica non sarà mai il mio mestiere”, ma posso dire che almeno il 90% della mia aliementazione è vegana. È il tipo di cucina che prediligo e che cuciniamo a casa, non acquistiamo latte, uova e burro e gli unici formaggi che io uso sono il parmigiano e la ricotta salata spolverati un paio di volte al mese sulla pasta. Non mi definisco vegana perché non lo sono, non amo appropriarmi di etichette che non mi appartengono, tanto più quando con una parola si definisce una mentalità che va spesso oltre l’alimentazione e a cui cerco di affiancarmi sempre un po’ di più, con grande stima.

F.A.Q.

Su Instagram periodicamente pubblico un box domande a proposito dell’essere vegetariani. Qui raccolgo le domande più frequenti e le mie risposte. NB: non sono un medico, pertanto ho evitato di rispondere a domande specifiche sull’alimentazione e per quel poco che accenno, sulla base di quanto mi è stato spiegato da medici e nutrizionisti, vi invito comunque ad approfondire con dei professionisti preparati sul tema, per capire meglio.

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Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbache già nel 1800 sosteneva che “Noi siamo quello che mangiamo” e che a concordare con questo concetto era anche Ippocrate, dare una definizione alle mie scelte alimentari non mi disturba così tanto.