Non dovrebbe rappresentare un lusso o un bene riservato a pochi, eppure spesso lo è: le limited edition pensate per beneficenza sono sempre più spesso irraggiungibili, si potrebbe controbattere affermando che un prezzo maggiore significa maggiori profitti destinati alla causa, ma non serve uno statista per immaginare quanto potrebbero moltiplicarsi i profitti se un capo firmato dauna grande maison fosse alla portata di una fetta più ampia del mercato.
Il pensiero è stato ispirato dalla t-shirt couture ideata da Valentino in supporto per i bambini di Haiti, costa 250 dollari e la vendita di ciascuna consentirà l’acquisto di una protesi per i 200.000 bambini mutilati. Un’operazione nobile, senza dubbio, ma che come sempre sottolinea l’interesse primario da parte delle maison di rendere irraggiungibili i propri prodotti, anche quando l’acquisto non resterebbe confinato nella pura futilità, ma sfocerebbe in qualcosa di ben più grande. Quale arma migliore per spingere alla beneficenza se non quella di offrire prodotti di lusso a basso costo?
Le t-shirt, dalla scollatura a barca, sono realizzate in jersey bianco e arricchite sulla spalla da un elegante fiocco di pizzo chantilly, le maniche sono invece decorate da piccole ruches. Già nel corso della settimana della moda milanese sono state messe in vendita presso boutique di Via Montenapoleone, per poi replicare l’evento durante la Fashion Week parigina, presso la boutique di Rue Montaigne. Dopo il salto il dettaglio della t-shirt.
5 Commenti. Nuovo commento
veramente stupenda!!!! e cn il fatto che è x beneficenza..non mi sentirei neanche in colpa =)
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250 euro una maglietta??? ma stiamo scherzando???? sono decisamente del parere che se abbassassero i prezzi per queste limited edition per beneficenza otterrebbero incassi più alti.. perchè potrebbe permettersi di comprarle una buona fetta di popolazione in più.. mah!
ps. Sonia a quando i nomi dei vincitori del giveAway di Camomilla?
C’è da dire che sei vuoi fare beneficenza non serve che tu ne abbia qualcosa in cambio, ma è anche vero che statisticamente sono più le donazioni ottenute attraverso la vendita di qualcosa piuttosto che le cosiddette “donazioni a fondo perduto”.
Ma se beneficenza deve essere almeno che sia a prezzi contenuti, magari utilizzando tessuti economici se proprio quello è il problema. Insomma se Marc Jacobs lancia gli special items lo possono fare tutti.
anche la beneficenza è diventata marketing che secondo me ormai non ha più niente a che vedere con il vero aiuto. E’ solo un modo per dare un’immagine positiva del brand facendo vedere che partecipa ad un avvenimento “popolare”. Sarebbe molto meglio indirizzare i soldi verso poche organizzazioni sicure come la Croce Rossa o Medici senza frontiere, che si sa che operano sul territorio. In quanto poi alla beneficenza di lusso per pochi è veramente pessima. Per me non accresce il valore o l’immagine del brand al contrario. Voglio dire 250 euro per una t-shrit? Fai un’analisi giusta. Tra l’altro io non credo più ai marchi che fanno queste cose, perché le percentuali devolute non sono mai chiare, mentre sono chiarissimi i ritorni per i brand che partecipano.