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Givenchy per H&M? una collaborazione per il 2013 che fa accapponare la pelle

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Vi prego ditemi che non è vero Il colosso svedese H&M dopo la collaborazione con Versace, Lavin e più ricente Marni e Maison Martin Margiela, sembra abbia puntato gli occhi su Givenchy, Riccardo Tisci sarà sulla bocca di tutt questo 2013 per questa scelta azzardata?

In un periodo in cui sembra che queste collaborazioni speciali non facciano più breccia nel cuore delle donne amanti del low cost, un grande marchio come Givenchy se la sente davvero di rischiare la sua brand identity? Intanto per rendere meno “abituali” queste capsule collection, il brand pare abbia annunciato che non ci saranno collezioni speciali questa primavera-estate 2013, tutto è quindi posticipato al prossimo inverno Margareta van den Bosch aspettiamo tue!

7 Commenti. Nuovo commento

  • Sinceramente non la ritengo una trovata così screditante: é pubblicità reciproca, e per quanto posso essere d’accordo che catene low cost quali H&M e Zara qualitativamente non raggiungano uno standard soddisfacente ed anzi i prezzi sono a volte esagerati, sono fra i brand meno in crisi al mondo. Non bisogna essere esperti di economia per capire che entrambi (più Zara, peró) offrono al pubblico prezzi accessibili, consentendo di essere trendy con pochi euro. Con questo non voglio prendere le difese di H&Mo Zara: per quanto riguarda per esempio i cappotti, trovo che i migliori in assoluto (dal punto di vista estetico e qualitativo) siano quelli di Max Mara, Sport Max, Max&Co e Marina Rinaldi: io stessa ne ho presi 4 allo spaccio uffiale, e spendere 100€ massimo per ogni capo non l’ho trovato uno spreco, da Zara con lo stesso prezzo ne avrei presi altrettanti, ma le fodere? I fili che escono da tutte le parti? Per non parlare della composizione… Allora tantovale investire e prenderli di Max Mara (non per la firma in sè ma per la qualità).
    Onestamente credo che questo discorso possa fare eccezione per maglioncini, jeans, oggetti da tutti i giorni.
    Alla capsule MMM ho acquistato due bracciali, speso 70€, ma senza pretese: adoro la bigiotteria e le linee pulite di M., perció, possedendo le collezioni di boutique ho voluto acquistare anche i bracciali della collaborazione con H&M. Ed il prezzo non l’ho trovato così esagerato, considerando che un bracciale originale di M., regalato a mia mamma per un compleanno (ben 300€), le ha stinto sulla pelle… Di che qualità stiamo parlando? :)
    Inoltre, anche se mi occupo di altro, sono nel settore e per esperienza so che i prezzi molto spesso non equivalgono al requisito qualitativo, basti pensare ai bracciali di Fendi che perdono la doratura dopo pochi mesi, alle borse di Gucci, le cui cuciture si rovinano dopo nemmeno un anno… Noi paghiamo l’idea, il disegno brevettato, il marchio registrato, il più delle volte.

  • Sonia Grispo
    5 Dicembre 2012 20:36

    Diciamo che s enon si capisocno tessuti e rifiniture si può sempre optare per il tetto massimo del tipo “un maglione di Zara non dovrebbe mai costare più di 35€ (e sono pure troppi), invece ho visot anche roba a 69€, anche no!

  • esatto Sonia: mi sembra di leggere un chiaro ritorno alla corsa pazza alle griffe, come negli anni ’80, quando se avevi una firma addosso valevi, altrimenti eri feccia. Però adesso è grottesca questa cosa: ci si veste di firme per ostentare uno status symbol comprato al mercato…
    Credo che il senso di queste collaborazioni sia proprio di far leva su questo desiderio crescente di lusso che non ci si può permettere. Si preferisce acquistare qualcosa che abbia una firma sopra, senza stare troppo a riflettere se vale davvero il prezzo che ha, se si sta davvero comprando la qualità o se invece ci stanno vendendo la spazzatura a caro prezzo…
    Io da parte mia ho iniziato una crociata contro l’ignoranza in materia (prendi questo termine per il contesto in cui è inserito) con le mie amiche e poi dopo col blog. Ho cominciato pochi anni fa, quando iniziando a studiare la moda e lavorando nel campo ho scoperto che la qualità si riconosce anche a occhio e, non essendo mai stata educata al lusso e potendo quindi tranquillamente farne a meno, seguo non la firma ma la qualità (estetica e di materiali) che ritengo le sole cose da prendere in considerazione in un acquisto.
    Questo a tutti i livelli: anche se entro da H&M o da zara, prima di comprare qualcosa assegno mentalmente un prezzo all’oggetto e poi guardo il cartellino. Se il prezzo “ci sta” allora lo compro, altrimenti rinuncio. Mi rendo conto però che chi non è del mestiere troverebbe parecchio arduo farlo, ma io sono sicura che con un po’ di educazione al “bello” ci si arriva. Tu che ne pensi?

  • Sonia Grispo
    5 Dicembre 2012 18:45

    Andy mi piace il tuo punto di vista, certo però deve fare i conti con le tasche di tanti studenti e la continua volgia di cmabiare e rinnovare il guardaroa. Nle mio libro consiglio proprio di non dare spazio solo al low cost, di investire in capi che vestano adeguatamente il corpo, che siano di qualità e durevoli, ma faccio anche ammeda e parlo di questa volgia tutta femminile di comprare, comprar e ecomprare, così tanto che con la roba che l’anno dopo buttiamo via perchè soclorita o infeltrita avremmo potuto comprare una bella borsa di qualità. Su queste collaborazioni invece resto incerta, non sarà mica un modo per sottolineare l’importanza della firma? in genere quando si chiede a duna donna perchè spenda 800 euro per una borsa lei risponde “pago la qualità”, quando compri 200 euro un capotto MMM per H&M cosa paghi? il fatto che somgilia a dun vero MMM?

  • E’ un po’ una discussione aperta questa delle collaborazioni. Anche a lezione ne abbiamo parlato lo scorso lunedì. Sinceramente non riesco a farmi una valida opinione: da un lato temo la svalutazione della brand identity, e dall’altro immagino un mondo esterno al settore un po’ più informato e colto. Concordo sul rapporto qualità/prezzo, non se ne viene a capo. Nel caso MMM per giunta si trattava di “riedizioni” di capi must delle vecchie collezioni. Non possiamo nemmeno parlare di collezione ad hoc.
    Insomma, io credo che visto come vanno le cose, bisognerebbe investire meno nel low-cost e più nella qualità. Siamo italiani e europei, abbiamo una lunga storia alle spalle, una cultura che ci porta a vedere le cose con un certo occhio. Tutto ciò che è fast non ci appartiene. Facciamo valere quello che siamo.

    -andi

  • Sonia Grispo
    5 Dicembre 2012 18:25

    Valeria esatto, se il principio che giustifica il costo di un prodotto griffato è la sua vestibilirà, come cade, i tessuti e la qualoità, quando acquisti la versione cheap di H&M non è un po’ come avere un tarocco aturoizzato? Tnaot vale far firmare le collezione dalle star, che non hanno un prodotto a cui paragonare le loro creazioni low cost e ci mettono solo la firma, almeno si resta nella coerenza.

  • Ogni volta che leggo queste cose penso solo “si stanno svendendo”. Che poi non è neanche vero che tutte queste capsule collection siano low cost.. i prezzi sono sempre altissimi rispetto agli standard di H&M, il numero di capi limitatissimo (mi sfugge quindi il senso dell’entrata in una catena low cost) e la qualità di certo troppo bassa rispetto al prezzo.

    Era meglio rimanessero con le collezioni disegnate dalle star come Madonna piuttosto che dalle maison.

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