Mi piace il mio lavoro, informarmi, fare ricerca, scrivere post sul blog o articoli per le aziende con cui collaboro, scoprire nuovi prodotti e raccontarli ai lettori, ma se c’è una cosa che mi entusiasma particolarmente, è lavorare a progetti editoriali che oltrepassano i confini del web, come il nuovo progetto di Hawaiian Tropic, del quale non posso dirvi ancora molto, ma vi anticipo che ci sarà da leggerne di belle, questa volta infatti la mia penna si veste di un tono un po’ ironico, mi sono confrontata con uno stile di scrittura diverso dal solito, che spero vi piaccia.
In attesa di potervi mostrare i risultati di questo progetto che mi vede coinvolta al fianco di altre autrici, Hawaiian Tropic ha deciso di farci vivere l’esperienza della spiaggia in una delle località marittime e vacanziere per antonomasia: Rimini. Ospiti dell’Hotel DuoMo nel centro storico della città, una struttura futuristica e ad alto tasso di design, grazie alla creaitivà dell’architetto Ron Arad: gli arredi sono minimal e ultra moderni, il letto con affaccio diretto sul bagno – che potete oscurare – la doccia senza box con un concetto atipico tanto quanto accattivante, un armadio in vetro trasparente (non comodo per lunghi soggiorni ma sicuramente utile per scegliere ciò che si vuole indossare) ed un ristorante con buon cibo ed una colazione ricca di dolci.
Dopo aver disfatto la valigia, fatto una veloce doccia ed indossato bikini (il mio è una combo di Oysho), infradito e prendisole -a rmata di solari Hawaiian Tropic – ci siamo dirette in spiaggia a bordo di un furgoncino Volkswagen vintage, ha vere hippy girl. La scelta della spiaggia è ricaduta sul Bagno 26, dove ci siamo rilassate in riva al mare, sotto un cielo azzurro con nuvole che sembravano montate a neve ed i piedi nella sabbia bollente.
Un breve ma divertente gioco ci ha spinte a fotografare e paparazzare i tipi da spiaggia più strambi per concorrere all’assegnazione di un premio che in realtà ha coccolato anche le seconde classificate; ad attendermi in camera il giorno dopo, infatti, ho trovato un’esperta della manicure che si è presa cura delle mie unghi e delle mie mani. Il giorno dopo dopo un’abbondante colazione, ci siamo riservate del tempo per lo shopping a Rimini, prima di ripartire con la valigia piena, non parlo di quella in cui ho stipato costumi e accessori, ma di quella fatta di esperienze e ricordi, che questo lavoro non smette di donarmi.








7 Commenti. Nuovo commento
Bellissima città e bella gente :)
Da riminese sono felice che la mia città ti abbia regalato questa bella esperienza!
Grazie Francesca, lo racconterò a breve.
Ps: quell’anello in realtà è il desk della reception in albergo :) fantastico eh?!
sembra essere stata un’esperienza incredibile. poi il tuo stile nello scrivere fa sembrare tutto più vero e magico. non vedo l’ora di saperne di più su questo progetto! ;)
una cosa però la voglio sapere: cos’è quella specie di anello gigante argentato?! :p
La metafora rende l’idea, eccome! Spero allora che ci saranno sempre meno “pesci morti”!
Ciao Ilenia, grazie per i complimenti, credo che tuffarsi nella corrente sia facile, smuovere le acque per creare il flusso no e ame le cose semplici non sono mai piaciute. Non so se la metafora rende, ma il mio lavoro mi consente di consocere molto spesso persone così, propositive e piene di energia e mi piace poter essere identificata allo stesso modo. Grazie perchè ci sono tante persone come te che apprezzano tutto questo e sono di grande motivazione.
Non comprendo, e tantomeno condivido, l’assenza di commenti a questo post. Progetti editoriali con aziende di un certo livello dovrebbero essere (purtroppo devo usare il condizionale) al centro dell’attenzione dei lettori. Spingere a complimentarsi e a porre domande per saperne di più. Se avessi postato foto del tuo outfit con un bicchiere in mano in un locale più o meno in voga, forse avresti addirittura innescato una querelle. Non dico che avresti dovuto, anzi. E non critico chi commenta questo o quello. Mi meraviglio però del fatto che non ci sia gente che si confronti con te su aspetti del tuo lavoro che, non per niente, ti permettono di distinguerti dal mainstream dei “fashion blogger” (perché i blogger tout court includono anche quelli, ma non sono solo quelli. E anche all’interno di questa categoria andrebbero create sottocategorie).
A me piace conoscere, anche tramite il tuo blog, i progressi del web 2.0 che, sempre più, si serve dell’off line per superare certi limiti. Si fanno passi avanti tornando indietro, in certo senso! Complimenti perché hai fatto di un trend, per certi versi passeggero e dilagante, un lavoro che stimola te e chi ti segue :)